Abstract (italiano)

La conoscenza aperta nel mondo della rete: il contributo del movimento open source (abstract)

Nelle importanti dichiarazioni di Berlino del 2003 e di Messina del 2004 si sostiene la necessità di diffondere la conoscenza sempre più attraverso internet, inteso come una fonte estesa del sapere umano. Perché questo avvenga, il Web del futuro dovrà essere sostenibile, interattivo e trasparente; i contenuti e i mezzi di fruizione dovranno essere compatibili e ad accesso aperto; la conoscenza dovrà essere riconosciuta come risorsa strategica.

Nella società dell’informazione, la Rete è percepita come un fattore di democrazia, un luogo dove poter attingere sapere sotto forma di dati, testi, musica, libri, film, immagini. Tuttavia, a dispetto delle apparenze, non tutto il sapere è a disposizione degli utenti della rete: regole amministrative, norme giuridiche, contratti privati impediscono in molti casi la libera fruizione delle informazioni, le quali, nonostante i progressi di interpretazione semantica dei motori di ricerca, non sono così facilmente reperibili.

Se da una parte si affacciano nuovi comportamenti di massa, come il download illegale di materiale musicale, dall’altra molte componenti della società civile si stanno interrogando sui limiti alla completa diffusione della conoscenza. Al riguardo, il movimento dell’open source e dell’open access intervengono in aspetti pratici e concettuali allo stesso tempo: il primo comprende una comunità di informatici e utenti, che si pongono l’obiettivo del superamento del copyright sul software; il secondo, inserito principalmente nel mondo universitario e scientifico, ha più in generale l’obiettivo dell’accesso aperto alle informazioni scientifiche e culturali, attraverso nuove e diverse forme di tutela della proprietà intellettuale da applicare a riviste e pubblicazioni di vario genere, banche dati, progetti.

La conoscenza incorpora quelle proprietà che rendono pubblico un bene – il principio di non rivalità e quello di non esclusione – ma è altrettanto vero che il bene-conoscenza, considerato pubblico, non esiste in natura come l’atmosfera: per esistere, e quindi per poter godere pubblicamente dei suoi benefici, deve essere prodotto. Inoltre, non è più sufficiente dividere i beni in pubblici o privati, ma occorre considerare anche la categoria dei beni che sono contemporaneamente pubblici e privati, come è il caso delle bio-banche.

Infine, la conoscenza può essere aperta o chiusa soprattutto in funzione della volontà di singoli o di gruppi – pubblici o privati che siano – che operano scelte sociali o politiche; ne sono esempio: i farmaci, l’agricoltura OGM, l’editoria che può essere tradizionale – all rights reserved – oppure open-access – some rights reserved – come reclama ormai apertamente la comunità dei ricercatori.

La conoscenza aperta è pertanto un bene al centro degli interessi della collettività e non può essere affrontato semplicemente con le categorie del giusto o dell’ingiusto, perché diffondere senza ostacoli il sapere è, prima di tutto, conveniente per la comunità: è questa la lezione di Marcel Mauss con il suo studio sul dono, ed è anche quanto hanno dimostrato, nell’ambito degli studi economici, i teorici della cooperazione vantaggiosa, verificata attraverso la teoria dei giochi.

La conoscenza, la comunicazione e le sue tecnologie, la costruzione comune del senso, lo sviluppo dei media e lo spazio dello scrivere hanno intrecciato il filo rosso del nostro corso di laurea.
In coerenza con questi temi, scopo di questo elaborato è

  • presentare il contesto sociale, antropologico e tecnologico;
  • evidenziare il rapporto tra individuo, comunità e tecnologia;
  • analizzare il movimento dell’open source e la particolare economia di cui è mediatore.

Le fonti

Nei limiti di questo elaborato, ho cercato di affrontare gli argomenti attraverso un approccio interdisciplinare.
L’idea di base è nata dalla lettura dei testi d’esame:
Sociologia della comunicazione di Luciano Paccagnella, dove si mette in evidenza l’importanza del movimento open source.
Lo spazio dello scrivere di Jay Bolter, per gli aspetti di continua ri-mediazione della tecnologia.
Altri testi del corso di laurea hanno contribuito a chiarire il contesto come:
Introduzione alla semiotica di Pieretti, Bernardelli, Bonerba, per i modelli di comunicazione e il concetto esteso di testo, fondamentale per interpretare in chiave anche letteraria la produzione hacker.
Antropologia per insegnare di Maria Callari Galli, per il concetto di contemporaneità.
Manuale di comunicazione pubblica di Paolo Mancini, nel cui ultimo capitolo si colgono gli aspetti relativi all’accessibilità delle informazioni pubbliche con l’introduzione di internet nella Pubblica amministrazione.

Fra i saggi da me individuati per argomentare la mia tesi, questi sono i più importanti:
Nei testi di Ubaldo FadiniSoggetti a rischio e La vita eccentrica (con una introduzione di Pietro Barcellona) – ho colto gli aspetti antropologici e fenomenologici dell’attuale mondo della rete: importanti in questo le riflessioni di Fadini su autori come Lévy, Foucault, Deleuze, Guattari.

Negli atti del convegno La conoscenza come bene pubblico ho individuato l’aspetto più propriamente normativo, scientifico e sociologico della conoscenza aperta, attraverso gli interventi di docenti ed esperti come Luciano Gallino, Marco Ricolfi, Alberto Piazza, Lawrence Lessig (l’ideatore dei Creative Commons), Leonardo Chiariglione (il padre del formato MP3).
Il testo Il sapere liberato, a cura del Gruppo LASER, ripercorre anche da un punto di vista storico le tematiche del brevetto e del copyright, presentando alcuni case study, che riportano le possibilità offerte dall’utilizzo del copyright in chiave accesso aperto. Sempre in questo ambito, occorre citare alcune documentazioni su web: la rivista on-line FirstMonday, con un saggio di William Jones su Conoscenza e informazione; gli atti del convegno Open Access e conoscenza aperta: quali vantaggi per chi fa ricerca? a cura dell’Università degli studi di Torino.
Nel testo di Sherry Turkle del MIT, La vita sullo schermo, si possono cogliere alcuni dei temi ritrovabili anche nei Cultural Studies d’oltreoceano come la ricerca del senso e il rapporto tra la tecnologia, il sé e la comunità.
Anche il saggio di Franco Carlini, Parole di carta e di web, attraverso un linguaggio giornalistico e divulgativo, chiarisce il rapporto tra tecnologia e società.
Un manifesto hacker di Wark McKenzie, dal carattere materialista e visionario, e il fortunatissimo testo La cattedrale e il bazar di Eric Raymond riportano il punto di vista hacker sull’economia e l’organizzazione del lavoro. Il punto di vista del mercato è invece rappresentato nel saggio di Thomas Stewart La ricchezza del sapere, dove si evidenzia il valore monetario che la conoscenza ha in una economia di mercato.
Completano il quadro storico-antropologico, Alla ricerca del medioevo di Jacques Le Goff – per una piccola incursione micro-storica sul codice, le glosse e il margine – e il Saggio sul dono di Marcel Mauss – per individuare nell’economia del dono la molla originale dell’open source.

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